151 – Ci siamo quasi

Il we è stato brutto, ma c’era da lavorare. Zhora va preparata per la prossimo regata. Era da tempo che non lavoravo per sistemare una barca in assetto da regata.

Va tolto tutto quello che non serve per la competizione, che pesa, e che si può togliere. Cuscini, attrezzi, posate, stoviglie e tutte quelle cose che, come in casa, si accumulano nel tempo e magari non serviranno mai, non solo in regata.

Sono riuscito a riempire la barca di un mio amico da quante cose ho tolto. E’ stata l’occasione per guardare in ogni angolo ed anfratto per togliere anche le cose più insignificanti. Oggi la domanda è stata se tenere o meno più di un cucchiaino. E vi posso assicurare che non ho neppure sfiorato gli eccessi di cui alcuni sono capaci, ed a cui ho assistito.

La sensazione è la stessa di quando faccio questa attività a casa, una sana liberazione. La sensazione di possibilità, di spaziosità, di posto per altre nuove cose. E’ mi fa stare bene. In fondo fare spazio aumenta le possibilità, fornisce un’apertura all’imprevisto, a quello che potrà arrivare.

Oggi guardando Zhora dopo due we di raschiatura, l’ho vista essenziale, definita, come lo si dice di chi fa sport. Ed io mi sono sentito leggero, più leggero.

Credo che rimetterò in barca meno del 10% di quello che ho tolto (prometto di toglierli dalla barca del mio amico 🙂 ), perché la sensazione che ho provato guardando la barca spaziosa è stata proprio bella e la voglio ripetere.

E poi mio zio mi aveva insegnato che bisogna sempre fare spazio davanti a se, così a tavola ci avrebbero posato i vassoi :-).

A me piace conservare le cose, mi affeziono non alla cosa in se, ma a quello che mi fa venire in mente, una persona, una situazione particolare. E poi è bello poter immaginare per le cose una seconda o terza vita, e questo non sempre è possibile, ed allora pur di non buttarle le tengo con me. Questo alla lunga crea qualche problema di spazio :-).

Per Zhora il tema è anche di farla diventare sempre più mia. Anche con lei ho messo in atto la mia modalità più caratteristica: inizialmente osservo, ascolto, metto insieme le cose per crearmi quella visione d’insieme che mi servirà quando dovrò passare all’azione. In questo caso, all’inizio ho lasciato la barca come mi è stata consegnata, l’ho usata come un ospite per entrarci in connessione, per poter immaginare soluzioni diverse che avessero senso per me e Zhora assieme. Non era necessario stravolgere tutto per dimostrarne il possesso, volevo essere più rispettoso e cambiare le cose che volevo davvero.

La preparazione di questa regata mi sta permettendo di entrare maggiormente in connessione, con la mia modalità.

Ormai ci siamo quasi, manca solo trasferire la barca a Marina di Pisa, e poi regatare!

Nel frattempo oggi è uscito il sole

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