151

Questo numero è la distanza, in miglia nautiche, da percorrere in una regata, ed anche il suo nome. E’ una regata nata nel 2010 a cui ho partecipato come equipaggio arrivando terzi nella categoria.

Adesso la musica è cambiata e quest’anno, a 10 anni esatti di distanza, partecipo con Zhora come armatore. E’ un bel salto per me, che appena salivo su una barca mi veniva il mal di mare! Ho un equipaggio che meglio non avrei potuto sperare. Due amici cari ed un ex Luna Rossa con la figlia. Insomma io preparerò da mangiare! Ammetto che non sto nella pelle, e la mia testa è sempre li, sopratutto adesso che la partenza, il primo giugno, si avvicina.

Ho sempre partecipato all’organizzazione delle regate, anche quando le barche non erano le mie. Mi piace, ho una buona attenzione per i dettagli ed una vista d’insieme che me lo fa fare bene. E’ sempre stato un modo per dare una mano, sopratutto perché in questi frangenti non c’era pericolo di mal di mare.

Zhora è una barca nata per fare regate, oceaniche, e dopo averla presa in tanti mi chiedevano quando avrei iniziato a partecipare. Io ho preso la barca perché quando ci sono sopra entro in un’altra dimensione, mi metto alla prova, imparo e sto bene.

Non amo la competizione, se non quella con i miei limiti. E’ stato il modo di rispondere all’erosione dell’autostima fatta negli anni infantili dal giudizio. Perdere per perdere, tanto valeva starne fuori. Non ho fatto gare, niente tornei a briscola, solo un poker ogni tanto. Con il passare del tempo ho iniziato a provare gusto a sfidarmi, a mettermi in gioco, ma in modo del tutto personale, intimo direi. E la sfida, a volte, era anche solo riuscire ad organizzare la partecipazione. Ho fatto la mia prima Stramilano di 15 km nel 2000, senza il minimo allenamento. Poi la maratone di Firenze nel 2006 e quella di New York nel 2007 per i miei quarant’anni. Poi sono passato all’Eroica da 135 km e circa 2000 metri di dislivello, che ho fatto diverse volte. Sempre senza allenamento. E poi la traversata, sulla quale ho scritto molto.

Un modo per assaporare la competizione, anche se in questi casi, per me, il tema erano e sono i miei limiti, che ho sempre tenuto molto, troppo vicini a me.

Non so se anche con le regate l’approccio è lo stesso, forse. Quando mi chiedevano quando avrei partecipato, nel rispondere che non mi interessavano particolarmente, nella mia testa faceva capolino questo numero 151. L’idea mi solleticava da sempre. Non ne parlavo, me la lasciavo crescere dentro.

Questo inverno ho fatto molti lavori a Zhora, tra cui l’installazione di strumenti molto performanti, e l’idea cresceva ancora, iniziava ad essere un progetto su cui metterci la testa, ed il cuore.

E così sono uscito allo scoperto ed ho chiesto ai miei Davidi custodi se volevano essere della partita. Averli in equipaggio, era la mia condizione per minima per poter lavorare a concretizzare questa follia.

Ed in un attimo mi sono ritrovato catapultato in una quantità di cose da fare, organizzare, mettere a punto e comprare.

Iscrizione, richiesta codice MMSI, certificato di stazza, prova e scelta delle vele, dotazioni di sicurezza, cambusa, organizzazione dei trasferimenti e fra poco logistica.

Farlo da armatore è tutta un’altra cosa, impegnativa sicuramente, ma anche di una soddisfazione indicibile.

E poi, Zhora se lo meritava di filare di nuovo tra le boe con un obiettivo.

Ecco la sfida, rispetto alla competizione. Alla quale questa volta non ho proprio voglia di sottrarmi.

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