Che dalle nostre parti sono passati in tanti ormai è risaputo, magari apprezzavano l’aria buona ed il clima mite. Che nell’antichità facessero le cose bene è, anche questo, risaputo. E’ di qualche giorno fa la notizia che molto probabilmente i Romani, dopo la vittoria della Prima Guerra Punica per trasportare gli elefanti “vinti” realizzarono il primo ponte sullo Stretto fatto con barche e barili. Beh oggi ne ho avuto prova dopo aver testato la volta dell’insediamento più alto e grande con la testa, bernoccolo compreso :-). Ma oggi prima di questo abbiamo visitato la Chiesa di Santa Maria dei Tridetti, forse del XI o XII sec. vicino a Staiti.


Qui ci eravamo stati lo scorso anno, a fare una forra, trovate tutto qui.
Oggi l’obiettivo erano gli insediamenti che sovrastano la chiesa, di cui si sa molto poco ma che conservano tutto il loro fascino.
Beh anche la chiesa ha da dire molto, in mezzo ad una tranquilla vallata, piena di stili diversi, pezzi aggiunti, modificati, tolti, che anche qui le notizie sono poche, frammentate e contrastanti. Anche i nostri monumenti sono riservati e tengono le loro storie per se.




Fra qualche giorno riparto ed oggi ho cercato di fare il pieno di luce e paesaggi, fare le foto mi aiuta, ma servirebbe qualcosa per memorizzare le emozioni provate.
Ricordate il film Until The End of The World dove per far rivedere le immagini dei propri cari alla madre non vedente il protagonista gira il mondo con un aggeggio per registrare queste immagini, con la sua magnifica colonna sonora. Ecco mi servirebbe qualcosa che memorizzasse le emozioni provate di fronte alla bellezza di questi posti.
Non è una bellezza pura, in mezzo ai campi o lungo i crinali si trovano spesso carcasse di automobili in auto-demolizione, o spazzatura, esempi miranti di “incompiuto calabrese”. Bisogna essere bravi a non farsi distrarre da queste aberrazioni, e restare concentrati sulla bellezza. Non è facile, ma la nostra poca frequentazione del senso civico, ci viene in soccorso. E la bellezza senza misura fa il resto.



Gli insediamenti che abbiamo visto sono tre, quello più grande si vede da lontano, ed abbiamo fatto un bel giro per arrivarci partendo da 167 metri ed arrivando a 479.
Lo spettacolo è stato magnifico, con le ultime parti delle montagne arrivare fino al mare, qualche paesino abbarbicato in cima a qualche cocuzzolo. Anche oggi il tempo era terso, con vento leggero ed un bel sole.



Guardando la vista dalla cavità più grande chissà cosa suggeriva agli occupanti originali. Chissà se anche loro erano rapiti dalla bellezza di fronte, o schiacciati dall’immensità del cielo stellato sopra di loro (immagino senza la Kantiana legge morale dentro di loro, o almeno non definibile tale). Io provo pace, nostalgia a volte. Ed oggi era una di quelle vista la partenza imminente. Non si smette mai di essere emigranti. Ma sono anche contento di riscoprire la mie terra, come sto facendo in questi ultimi anni, rispetto alla modalità precedente di taglio netto. Un po’ come in Nuovo Cinema Paradiso, per farcela non bisogna farsi fottere dalla nostalgia.




E si ci siamo pure portati la macchinetta del caffè, ci piace l’avventura, ma anche le cose belle della vita.

Ah la capoccia sta bene, da buon calabrese ho la testa dura.