Adrenalina

Si, è un ormone, ma forse non solo.

Secondo wikipedia è un neurormone che ha effetti differenti anche se legati all’attacco ed alla fuga. Più in generale all’attività fisica.

Parlo dell’adrenalina perché ogni volta che faccio una escursione di torrentismo o di arrampicata torno a casa eccitato, e ci rimango per molto tempo.

Oggi, finalmente dopo qualche mese, sono tornato in forra, sempre con Aspromontewild, nel Vallone Folea, vicino alle cascate di Marmarico.

Avevo proprio voglia di tuffarmi nell’acqua fresca dei nostri torrenti dopo qualche mese di astinenza. Ed in effetti questa escursione è stata carattarizzata più da salti nelle pozze, scivolate lungo i percorsi scavati dall’acqua nella roccia, che da discese in corda. Anche se un bel dislivello lo abbiamo fatto anche questa volta.

E’ sempre emozionante calarsi lungo un salto, provare a stare il più possibile orizzontali per non finire con la faccia sulla parete.

Ed è proprio il caso di dirlo che in quel momento è come “essere appesi ad un filo”. Beh, più propriamente, una corda semi stativa di 10 mm di diametro che ti fa molleggiare lungo la parete mentre scendi.

Io guardo sempre in basso quando sto partendo, voglio godermi la discesa, capire che via prendere, pensare a dove sono in quel momento e, sopratutto, stringere bene la corda che passa nel discensore per fare il giusto attrito ed accompagnarti lungo la discesa. E non mollarla mai. Non serve forza, come in quasi tutte le attività serve saper usare al meglio quello che abbiamo.

Come in barca, per cazzare una drizza all’albero non serve la forza bruta (che io non ho, oltretutto), ma saper usare il proprio peso per ottenere lo stesso effetto.

Oggi ho saltato parecchio, ed io ho una fifa blu di saltare. Ho persino corso prima di farlo in una pozza bella profonda. Io che non faccio quasi mai i tuffi per paura di scivolare mentre mi stacco dall’appoggio.

Mi metto sempre alla prova, un po’ alla volta, un passettino in più ogni volta. Ho sempre paura, e mi piace averla, mi fa sentire vivo, e mi fa rispettare il contesto in cui mi trovo e me stesso.

E mi godo il paesaggio della mia terra. Percorrere una forra permette di vedere paesaggi favolosi. La cosa particolare è che se non ci sei dentro rimangono nascosti, protetti, poco accessibili. E’ la storia della Calabria, o meglio dell’Aspromonte (forse questa è l’origine del nome, o forse è il bianco delle sue sommità innevate). Nascosto inizialmente, e disponibile ed accogliente per chi ha pazienza e sudore da dedicargli. Non se per tutte le cose, ma per quelle che a me danno soddisfazione si. E questa cosa mi piace.

Oggi il paesaggio era caratterizzato da rocce di granito scavate dall’acqua, alberi ribelli e testardi cresciuti nei posti più improbabili, circondati da massi rotolanti e piegati dagli eventi ed elementi. Piegati non come arresa, sia mai per qualcosa di calabrese, ma piegati per assecondare il flusso, e rafforzarsi anche da forze contrarie. In fondo ne parlava anche Lao Tzu nell’Arte della Guerra.

Adesso, per tornare all’adrenalina dell’inizio, penserò tutta la notte ai passi fatti, al vento fresco sul viso, ed all’acqua fredda di torrente, diffondersi piano piano dentro la muta.

Mi tengo l’adrenalina in circolo, che poi non so se questo modo di dire corrisponde a quello che succede nel nostro corpo. So che, dopo queste esperienze, ho qualche dolore in più qua e là, gli occhi pieni di bellezza, ed una eccitazione che mi pervade per parecchio tempo, ed io ne sono felice.

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