Troppo caldo
Le premesse sono quelle che vedete nella foto, un caldo bestiale. Non riesco ad usare i nomi epici che una stampa becera da a questi fenomeni (sono solo gli uragani ad avere un nome, femminile, in ordine alfabetico), dico solo che questi giorni sono davvero caldi, ed in più sono una bella sequenza. Come, quindi, non cogliere la proposta di andare a Barvi a risalire il torrente?
La sola parola torrente aveva preso tutta la mia attenzione, il resto era in secondo piano rispetto ad una promessa, mantenuta, di refrigerio.
L’inizio non lo è stato, autostrada con phon sulla faccia, fino al punto di partenza, nei pressi di Molochio. MI aveva fatto piacere sapere che eravamo da quelle parti, perché in piazza c’è un bar dal caffè spettacolare…chiuso! Spero momentaneamente.
Lasciate le macchine ci facciamo un bel pezzo sotto il “pico del sole”, come diciamo da queste parti, con il miraggio di non una, ma ben due pozze d’acqua.
Percorso semplice, niente muta e imbrago, questo ha alleggerito la nostra marcia verso la meta.

Camminare d’estate è faticoso per il caldo ma, farlo in questa vegetazione in parte arsa dal sole, ha qualcosa di speciale. I profumi sono intensi, forti, come tutto in Calabria non ha mezze misure. Ecco io sono così, non le amo tanto, ed anche se non dimostro molto, sono per i fondo scala, tranne che per l’esternazione delle cose.
Mi dicono di avere il fuoco dentro, forse come un vulcano sopito. Io non me ne rendo conto di quanto si possa percepire questo magma nascosto, a volte dubito pure della sua esistenza, figuriamoci di una sua possibile percezione esterna.
Ed infatti dalle sterpaglie secche dopo un po’, di colpo, iniziamo a sentire il rumore dell’acqua ed a sentirne il refrigerio che emana e, finalmente a vederla e camminarci dentro. Sentirne la frescura entrare negli scarponi è un sogno visti i 40 gradi della giornata.
L’Aspromonte è pieno di acqua, che si riversa attraverso mille torrenti, o meglio fiumare, al mare. Scava la roccia, la leviga, a volte la porta con se in enormi pietre, che si incastrano creando cascate, pozze, o semplicemente passaggi suggestivi.


La prima pozza è bellissima, fresca e refrigerante. Era il mio principale motivo della partecipazione a questa uscita.

Ci siamo tutti tuffati, bagnati e rinfrescati. La dovevamo superare, ma nessuno sarebbe riuscito a spostarci da li se non dopo un sufficiente tempo di ammollo :-)!

Da li iniziava il tratto impegnativo, per arrivare ad un’altra pozza ben più bella.
Ci siamo arrampicati, abbiamo issato gli zaini con una rudimentale carrucola perfettamente funzionante e ci siamo incamminati verso la nostra meta, sempre più bagnati. Che dire, una goduria!

Beh ne valeva la pena, in effetti la pozza era bellissima e ci siamo divertiti a stare nell’acqua.


Ed anche a fare qualche scherzo, il braccio è il mio. Dopo diversi tentativi sono riuscito a “valorizzare” anche questa foto!

Poi siamo rientrati.
Il percorso di ritorno di solito riserva sempre la possibilità di fare qualche salto, nelle pozze che lo permettono per la profondità che viene sempre verificata prima (no, non facciamo saltare uno a sorte). Io, lo scrivevo lo scorso anno, avevo paura a tuffarmi, anche se ne sono profondamente attirato. Sto vincendo questa paura, un po’ alla volta, in una personale ed intima sfida con me stesso. E come esimermi in questa pozza nuova?
