Calabria Wild Week II

Giorno 2 – La Scialata e Mammola

Oggi abbiamo deciso di andare di nuovo verso la Jonica, dopo aver guardato le previsioni per l’ennesima volta. Mi sembra di prepararmi per una regata, e non per delle escursioni. Ma anche oggi ci è andata bene. E’ piovuto un po’, ma nel complesso il tempo è stato buono.

Il programma prevedeva un sentiero a Sangiovanni di Gerace per arrivare ad una cascata chiamata “La Scialata”, il divertimento traducendolo dal dialetto. Scialarsi vuol dire divertirsi, gioire. Ma in dialetto è riflessivo, io mi sono scialato. Ed è bello, se ci si pensa. Porto la voglia, e la responsabilità del divertimento, su di me. Sono io che mi diverto.

In questo posto ci ero stato due anni fa, subito dopo gli incendi che nel 2021 hanno funestato l’Aspromonte lasciando una macchia nera visibile ancora adesso. Quella volta l’incendio era avvenuto da poco, e l’odore di bruciato si sentiva bene. Adesso restano solo gli alberi anneriti che hanno resistito ed hanno messo colore, e quelli che non ce la hanno fatta e stanno marcendo e crollando.

Nella nostra risalita verso la cascata non abbiamo incontrato nessuno questa volta, complici il clima ed il periodo, siamo riusciti a percorrere tutto il sentiero da soli. Abbiamo incontrato solo qualche forestale che faceva manutenzione. In effetti il sentiero, anche con il brutto tempo recente, era messo molto bene, salvo qualche passaggio ostruito dai rami crollati.

Essere da soli ci ha permesso di ascoltare il rumore dell’acqua, molta, che scendeva lungo il torrente, fermarci a piacimento, e godere del silenzio della montagna. Ed osservare gli alberi, il bosco.

Da tempo seguo Stefano Mancuso e condivido quello che dice sulle piante e sul loro modello organizzativo. E’ un errore pensare ai singoli alberi separati tra loro. Ed è evidente osservandoli nel bosco immaginarli collegati, connessi, imparentati tra loro, come un unico organismo molto più grande di quello che pensiamo. Come se invece di guardare un corpo ne osserviamo le cellule che lo compongono, senza riuscire a percepire l’insieme. L’altra cosa che colpiva oggi erano le liane che pendevano dagli alberi, in effetti il loro moto era verso l’alto, e la cosa interessante era la non specializzazione di quelle parti, che a seconda di dove arrivavano potevano generare foglie o radici, come per le mangrovie.

Con questa angolazione i boschi e le piante assumono tutto un altro significato e dimensione, molto più ampia e di spunto in altri ambiti. Abbiamo tutto davanti agli occhi, basta saper guardare.

Dopo la cascata si sale ancora e si arriva all’area attrezzata vicina alla strada. Prima la valle si allarga e si possono vedere i muretti per i terrazzamenti che permettevano di trarre sostentamento da questa terra, quando era ancora vissuta ed abitata. Adesso ancora reggono all’incuria, ma non credo per molto.

E dopo quasi dieci km di cammino non poteva mancare la parte culinaria delle nostre escursioni. E già che eravamo lì (locuzione abusata in barca, che rasenta lo sfruttamento di chi, ignaro, stazione sottocoperta, o vicino) abbiamo deciso di andare a Mammola, per una verticale di stocafisso, o come si dice qui, pesce stocco.

Lo stoccafisso è merluzzo pescato ed essiccato nel nord europa, che grazie alla sua facilità di conservazione si è espanso ovunque, anche fino a qui in Calabria. Quello di Cittanova è famoso, ed a Mammola è diventato un carattere distintivo. Oggi abbiamo mangiato antipasti, primi e secondi tutti a base di stoccafisso. E non ci siamo risparmiati.

Domani vedremo

Rispondi

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: