Accoglienza

Io sperimento tutto, sono curioso, ottimista e mi fido del prossimo. Un mix esplosivo che può costarti la vita, ma anche offrire grandi opportunità!

E per adesso si verifica più la seconda opzione. Per fortuna!

E cosa c’è di meglio se non passare un we di Yoga e Cucina nei dintorni di Roma per sperimentare cose nuove. Io, per indole, non mi concentro mai sui dettagli, ma resto “alto” (potremmo chiamarlo una scherzo del destino) su una visione sistemica e generale. E’ merito della mia profonda ed intensa energizzazione della parte corticale del mio emisfero destro. Innovazione e creatività sono le mie caratteristiche principali. Si, sono anche un ingegnere, ma questo completa egregiamente (dal mio punto di vista, lo ammetto) le mie caratteristiche.

Come al mio solito il mio approccio ad un ambiente nuovo è quello dell’osservazione. Ho tutti i sensi attenti a cogliere il detto ed il non detto, a “leggere” il contesto per elaborare la migliore strategia da adottare.

Fin da piccolo ho fatto così, occhi grandi e bocca semi chiusa. Passi per timido, o schivo. Ma in effetti, sei solo molto impegnato ad osservare per capire chi hai di fronte, cosa puoi e cosa non puoi fare/permetterti. Una volta era essenziale per me, per il mio bisogno di accoglienza ed accettazione. Adesso, che questi bisogni li ho domati (soldi spesi ottimamente), sono caratteristiche che mi sono utili e mi permettono di avere quella capacità di adattamento in contesti nuovi che mi aiuta molto, semplificandomi la vita.

Quando ho deciso di fare questo we a Montelibretti di Yoga e Cucina, non mi ero minimamente preoccupato di entrare nel dettaglio, mi ero fidato ed affidato alla mia amica Pina che si sarebbe occupata della parte “cucina”. La conosco da anni, mi fido di lei, e mi faceva piacere starle vicino in un contesto diverso per me ed a lei caro.

Questa mia singolare attenzione al dettagli, mi ha messo in imbarazzo (davvero pensate che io mi possa essere imbarazzato? DAVVERO?!) quando alcune persone mi chiedevano che tipo di yoga avremmo fatto, ed il programma del we. Entrambe le cose a me oscure. Se decido di affidarmi, lo faccio al 100% ed a prescindere.

Ad onor del vero il programma non è mai stato reso noto, ma questo è un altro discorso.

Il posto è davvero bello, a Nord Ovest di Roma, nella campagna laziale. E dopo qualche settimana milanese tornare a stretto contatto con la natura mi ha fatto solo piacere.

Un dato importante è io sono un ingegnere. Praticamente non ho quasi mai fatto l’ingegnere in vita mia, ma il tema è che ingegnere si è non si fa.

Non so come sia venuto fuori questo mio essere ingi, fatto sta che durante il we mi sono occupato del camino, della connessione wifi, della sfufa a pellet, delle luci, etc etc con estrema soddisfazione da parte mia, lo ammetto, perché essere utile intercetta e soddisfa, in parte, il mio bisogno di sentirmi accettato.

Certo essere identificato con una categoria tout court non rende giustizia alla mia complessità ed al mio percorso che ormai da tempo mi ha portano molto lontano dall’ingegneria, senza mai dimenticarla.

E’ stato bello mettermi in gioco senza resistenze e remore, partecipando a tutte le attività.

Mi sono sentito accolto, e per questo ho intitolato questo post proprio con “accoglienza”. Ho sentito, a volte, lo sguardo curioso su di me, ma sempre discreto e leggero.

Durante le varie pratiche e le varie spiegazioni è emersa più volte la dicotomia maschile femminile (eravamo 2 maschi e 9 femmine) che inizia a starmi stretta, anche se comprendo la semplificazione dialettica di queste categorie.

Le trovo però anacronistiche. Non credo abbia più senso parlare di maschile o femminile per identificare delle caratteristiche come l’accoglienza, l’aggressività, o altre. Io non ho problemi a connettermi con la mia parte più sensibile ed accogliente, ed anche a chiamarla femminile, ed a dire quindi che ho una parte femminile più o meno sviluppata, ma non credo abbia più molto senso. Come diceva Nanni Moretti, le parole sono importanti e forse è arrivato il momento di superare questa dicotomia maschile/femminile.

Sono affascinato da questi ambienti lontani dalla mia consuetudine e dalle mie modalità. Cerco la contaminazione, nel migliore dei significati di questo concetto. E mi abbandono senza resistenze o difese.

Ho messo da parte il mio bisogno di organizzazione e di strutturazione, perché ho imparato negli anni che ci sono più modi per fare le cose, e sono quasi tutti giusti.

Come faccio ormai da anni, mi sono portato le scarpe e l’abbigliamento per andare a correre. Oltre a contribuire a tenermi in forma nonostante la mia passione per il cibo, questa abitudine mi permette di osservare i posti dove vado da una diversa prospettiva. In genere corro la mattina presto, da solo, senza musica. E questo mi permette di guardare quello che mi circonda.

Questa volta ho incontrato sabato un bel cane che aspettava gli aprissero il cancello per rientrare a casa.

E domenica mattina il dogo argentino della padrona di casa. E’ stato un incontro interessante. Io timoroso, lei desiderosa di farmi sapere che ero a casa sua, ma senza particolare aggressività. Ci siamo guardati, osservati, e poi ognuno è andato per la sua strada. Ho molta fiducia nella comunicazione intra ed inter specie. Ed ho avuto fortuna, se così si può dire (citando, a sproposito, Patty Pravo).

Faccio ancora fatica ad avvicinarmi alla parte spirituale dello Yoga, ma adoro la parte fisica e di respirazione. A differenza di anni fa, accolgo amorevolmente questa mia difficoltà, e mi dico che c’è un tempo per tutto.

Ho conosciuto delle belle persone in un ambiente “protetto” e non giudicante che mi ha permesso di essere me stesso.

Certo io non mi apro subito, aspetto di comprendere le dinamiche in gioco. Aspetto il momento propizio. Ma anche se non mi apro subito, mi sforzo di essere accogliente con tutti, di sospendere, per quanto possibile, il mio giudizio e di restare un imparziale osservatore.

Una risposta a “Accoglienza”

  1. Caro Emanuele, parli poco ma
    Scrivi molto bene e rendi bene l’idea di chi sei. Se ci rincontreremo, mi farà piacere scambiare due chiacchiere. Emi

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