E ci risiamo

Ho ancora perso qualcuno

Ogni volta che sento questo modo di dire mi viene in mente la frase di una canzone:

“lo sa che io ho perduto due figli? Signora lei è una signora piuttosto distratta”.

De André – Amico Fragile

E’ un ribaltamento di prospettiva dal sorriso amaro. Come, e forse ancora peggio, “ci ha lasciati”. Ma perché mai lo avrebbe dovuto fare? Sembra che sia stata una sua volontà, un suo desiderio. A volte lo è, in effetti. E qualche persona che conoscevo realmente ci ha lasciati perché la vita era troppo pesante da vivere, o per chissà perché. Difficile capire per chi resta, per chi riesce ad alzarsi tutte le mattine ed andare avanti attraversando le avversità.

Lei la conoscevo da quasi 10 anni, colleghi di lavoro. La cosa divertente è che l’ho conosciuta brontolona. Aveva da poco deciso di restare a lavorare a Siena, ed aveva iniziato a scoprire le modalità della sede centrale dopo essere stata anche lei ai confini dell’impero (ormai sbriciolato). Ricordo in particolare un viaggio di rientro a casa sua che abbiamo passato al telefono, sarà stata la vigilia di Natale, ed io ero già a casa a Reggio. A lamentarsi di tutto. Io ridevo della sua energia messa nel lamento, ci ero passato anni prima, e mi permettevo di prenderla un po’ in giro.

Ci eravamo appena conosciuti, una pausa pranzo con altri amici per incontrarci e diventare amici, fino a ieri. Non lo siamo più, e nessuno ha lasciato qualcuno, o perso qualcuno. Semplicemente le cose sono andate diversamente da quello che ragionevolmente si poteva immaginare.

Da ieri non ho parole per parlare di questa cosa, e anche le lacrime le ho finite. Dovrei stare dentro questa tragedia e attraversarla. Ma io sono abile a prendere le distanza da me stesso e dalle mie emozioni. E’ il mio copione, mi ha salvato in tante occasione, glielo riconosco con affetto e benevolenza. Con la stessa benevolenza so che lo posso mettere da parte ed accogliere anche un’altra modalità, dolorosa si, ma adesso ho risorse per affrontarlo questo dolore.

Eri stata la dog sitter di Leo preferita. Quando ero stato tre settimane in Bretagna, ti eri trasferita a casa mia. Ti avevo convinto con il giardino ed il fresco della campagna del Chianti.

Ti erano venuti a trovare i tuoi amici ed capito più volte di incontrare delle persone sconosciute che mi dicevano:

sono stato a casa tua, molto bella!

Abbiamo lavorato assieme per far nascere una coppia tra due nostri amici. Io ti avevo fatto conoscere tutti i miei.

Sapevi dei miei amori, di tutti, che tanto sapevo ci saremmo fatti una risata assieme una volta finito come al solito.

Siamo andati in barca assieme, e ti invidiavo il fatto che non stavi mai male, con qualunque mare. Come me, amavi il mare anche se eri della nebbiosa pianura. A differenza di me ti piaceva anche andare sotto ed era una delle tue passioni.

Eri, anche se vecchia dentro (come dicevi tu), la mia spalla preferita per uscire in una città difficile che entrambi avevamo scelto chissà perché. Quando anche tu te ne sei andata, dopo qualche anno dalla mia partenza, sono stato contento. Saremmo stati più vicino, ma sopratutto perché anche tu te la eri fatta piacere a forza. Non era il nostro posto. Certo saper che adesso non c’è un posto per te è duro da sopportare, da accettare. Anche se non è una questione di giustizia, ma forse un po’ si.

Dopo averlo saputo ho avvertito le persone che ti conoscevano e che ho pensato fossero fuori dai giri per saperlo. Mi ha emozionato vedere e sentire la marea di affetto ed amore che si sta propagando per tutta Italia, chiunque ti ha conosciuto non ti ha dimenticato. E’ una marea di persone che ti volevano bene. Vivere per meritare di essere ricordati, questo è un buon proposito che tu hai fatto tuo con naturalezza.

Ieri ho guardato tutte le foto che ho di te. Una è bella su tutte. Il tuo primo sabrage, capodanno 2017. Volevi provare ma eri intimorita. Dopo una breve spiegazione, ho insistito perché provassi con la mia sciabola. La gioia nei tuoi occhi per esserci riuscita è bellissima.

Mi avevi accompagnato in un locale dove facevano un torneo di sabrage, che ho vinto portando a casa una magnum di champagne, che abbiamo bevuto assieme non ricordo in quale occasione.

Il sabrage, da quando l’ho scoperto, è la mia passione, mi piace troppo.

Le bollicine, da quando hai scoperto quelle buone, sono diventate la tua grande passione.

L’altro ieri mi avevi scritto:

tutto bene.

Mi ero ripromesso di chiamarti per fare due chiacchiere, ultimamente ci eravamo scambiati un po’ di messaggi su improbabili quanto reali intrecci di conoscenze e parentele, ma non ci eravamo sentiti.

Adesso è facile fare i buoni propositi di dedicarsi alle cose veramente importanti, agli affetti, agli amici. Smettendola di perdere tempo con le cazzate.

E’ facile, è naturale, ma è anche altrettanto inutile. Siamo fatti per dimenticare il dolore, le cose brutte e vivere come sappiamo. Certo riflettere su cosa è importante e cosa no, dare le giuste priorità alle cose, ma poi giuste rispetto a cosa a chi?

Ho un brutto rapporto con la morte, nonostante mi sia toccato averla vicino troppe volte e troppe volte inaspettatamente. Non ho il conforto della fede, che non credo potrebbe annullare quel senso di vuoto e di abbandono che ho provato tante volte, e che mi tocca provare di nuovo, da ieri immenso devastante.

Egoisticamente queste parole sono per me, per attraversare meglio il mio dolore, per esserne più a contatto.

Per provare tutta la rabbia del mondo.

Per te

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