Back on board

Il we sono tornato in barca, dopo tanto tempo a fare delle regate. Le condizioni non erano delle migliori: onda formata e poco vento. Quelle condizioni che so bene mi faranno soffrire. E questa volta mi hanno chiesto di fare la prua. È, in verità, il mio ruolo naturale: piccolo (e leggero), ma cattivo.

Lo skypper non lo conoscevo, ma si è rivelato molto bravo e da cui imparare molto.

L’adrenalina durante le regate, anche se non avevamo velleità di primeggiare per il tipo di barca, è sempre alta. I 5 minuti fanno scattare la concitazione, la tensione sale, i comandi diventano urlati e concitati, ed alla fine si passa la linea e si inizia a giocarsela, leggendo il campo di regata, gli avversari ed il cielo.

Come previsto stare a prua mi ha dato fastidio, ma non mi ha fatto demordere dal fare il prodiere, solo qualche interruzione per vomitare.

Sono contento delle due giornate perché non ho sbagliato nulla, tutto perfetto, da migliorare, ma che bella soddisfazione quando le mani fanno prima quello che la testa elabora guardando. Tutto scorre e cose girano come devono. Le vele si gonfiano, le cime filano, non si sovrappongono, non si incattiviscono. Mi posso confermare le mie due doti principali: una spiccata capacità di osservare ed una manualità spinta che mi fanno rifare subito le cose appena viste, che mi permettono di cogliere dettagli e metterli assieme costruendo il contesto. Si me la tiro, ma ogni tanto ci vuole.

Ho perso un po’ il piede marino, e questo mi deve far riflettere su cosa fare e su cosa dedicarmi nel prossimo futuro.

Achab is back

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