Un giorno diverso rispetto alla consuetudine lavorativa. Un tuffo al cuore di un viaggio che ho iniziato a fare trent’anni fa, proprio in questo periodo.

Era un pezzo del viaggio che avevo iniziato a fare per arrivare a Chiavari per il mio servizio civile. Avevo deciso di dare una evidenza del mio essere pacifista e contro l’uso delle armi come mezzo di risoluzione dei conflitti.
Allora il percorso era di doversi dichiarare obiettore di coscienza, subire un processo, vedere la richiesta accolta, e poi dichiarare se essere obiettore totale, o dare la disponibilità a fare un servizio civile sostitutivo. Ed io per questo servizio sostitutivo ero stato mandato ad occuparmi di amministrazione e attività non di emergenza alla Pubblica Assistenza Croce Verde Chiavarese.
Conoscete il detto: non vengo da Lodi per lodarvi, ne da Piacenza per piacervi, bensì da Chiavari per consolarvi? Ecco era diventato lo slogan che mi accompagnava ogni volta che dicevo dove stavo facendo l’obiettore.
Non posso avere il porto d’armi, e non posso lavorare per aziende che producono armi. E per qualche tempo avrebbero voluto aggiungere il raddoppio della pena se coinvolto in condanne legate alla violenza, una rissa per esempio, magari subita. Aberrazioni di un’atteggiamento punitivo per avere idee diverse. Oddio, per le prime due cose, pienamente d’accordo, per la terza, mai realizzata, anche no. Sono pacifista, non santo!
Il viaggio di martedì mi ha fatto rivivere tutte le emozioni legate a quei viaggi. Alla scoperta della farinata, al clima ed al paesaggio ligure che amo, e che mi ricorda quello della mia terra. Più verde ma, come per il mio Aspromonte, caratterizzato da una forza che può essere repentina e distruttiva.
Questa volta il viaggio era di piacere. Una bella sensazione potermi concedere una pausa per fare una cosa per me: visitare il salone nautico, per la prima volta. Un giorno con il sapore di una scampagnata fuori porta, con un tempo bello, caldo ed adeguato alla situazione.
Ovviamente ci ho messo l’incontro con un amico conosciuto ad un corso di vela a Bonifacio da Les Glenans, l’ultimo livello, Niveau Cinq, che prepara ad essere istruttori. Insieme a lui ed ad un altro “ragazzo” ci siamo divertiti come non mai, tanto da battezzare il nostro gruppo “Niveau Zelig” per le risate che ci siamo fatti.
Eravamo tutti e tre fuori tempo massimo rispetto agli altri partecipanti, e giocoforza abbiamo fatto comunella.
La scuola è, come recita la didascalia, una scuola di vela e di vita. La vita alla base scorre tra lezioni e compiti per mandare avanti il campo, come cucinare e pulire ai quali nessuno è esonerato. Noi avevamo preso il corso con il giusto livello di serietà e rilassatezza. Il risultato è stato che ogni giorno dimenticavamo qualcosa da fare, registrare l’uscita e/o l’entrata sul registro, o altre cose di questo tipo, ed ogni giorni ci toccavano lavori di corvée come punizione. Credo siamo stati il gruppetto più punito della storia della base!
E’ stato bello rivedersi, io ho una la capacità e la voglia di mantenere i legami, di alimentarli per tenerli vivi nel tempo.
E poi avevo la missione di trovare dei nuovi strumenti per la mia Zhora.
Ecco questa è davvero una nuova dimensione per me, faccio fatica a direi che sono un “armatore” mi sembra pomposo, ridondante come termine. Ma è vero. Mi piace l’idea di avere un posto dove rifugiarmi e stare con me stesso. Una modalità che mi permette di navigare senza meta, e senza un piano se non quello di andare.
Adesso la sfida è fare spazio nella mia vita per poterlo fare. Ed è bello anche questo esercizio di equilibrismo tra le cose che amo fare che sono sempre di più. Avere tante possibilità tra le proprie passione è proprio una bella situazione. E la cosa ancora più bella e che non riesco, e non sento più la necessità di tirare una linea di divisione tra le passioni ed il lavoro. Lo è diventato anche lui. E’ un cambio che mi fa stare bene, mi fa vivere bene.
Proprio oggi parlando con un amico abbiamo entrambi usato la frase “fare spazio per studiare” e poterlo considerare lavoro è un grande privilegio.
E tutto questo da un viaggio in treno lungo lo Scrivia tra i verde dei bricchi ed il profumo di mare che piano piano si inizia a sentire lungo la valle.
Un po’ come cantava Conte in Genova per noi.
Si sente proprio quando stai arrivando che tutto cambia, e non solo la vista del mare. E’ un mondo che cambia.