E’ ora

primordiale

Questa pietra antropomorfa mi era stata regalata da una persona conosciuta nel 1999, ha una sua bellezza, con questo mento largo, deformato, forse dalle troppe parole dette, urlate.

Voglio iniziare da questa per ripercorrere, ad un anno di distanza, quello che è successo lo scorso anno, con epilogo il 31 gennaio 2019.

Dopo aver lasciato il mio lavoro “tranquillo” da bancario, a settembre avevo deciso di intraprendere una nuova avventura: sarebbe stato un percorso per arrivare ad essere imprenditore con una persona conosciuta nel ’99 ed i suoi due soci, in una piccola azienda nata anni prima dalle idee di questi ultimi. Mi aveva convinto la persona che già conoscevo, le prospettive, l’idea di essere in un bel posto e l’organizzazione piccola e decentrata (tutti lavoravano da casa).

Settembre doveva essere il periodo per imparare di loro: organizzazione, strumenti, dettagli, mercato, Anche un modo per conoscere tutti ed “entrare” in azienda.

Io non amo i dettagli, mi annoiano, non amo neanche la routine, mi annoia anche lei. In più, ho una mente veloce, capace di fare sintesi velocemente, e desiderosa di passare ad altro. Posso sembrare distratto, e non lo sono, o annoiato, e questo si, lo sono, dopo aver capito di cosa stiamo parlando. Qualche giorno fa descrivevo questa mia modalità ad un amica: “se tu mi vuoi portare da A a B seguendo il tuo percorso, io, dopo un po’ ho colto il senso, e vado in B da solo, e ti aspetto li, e mi faccio i fatti miei finché non arrivi”. Sembra una bella cosa, e per certi aspetti lo è. Ma non sempre, a volte l’interlocutore si indispettisce, a volte si incazza proprio.

Un’altra cosa che mi caratterizza è la grande disponibilità, a volte proprio accondiscendenza. Anche questa è una bella cosa, ma a volte non fa vedere agli altri che, essere disponibil,i non significa non avere idee proprie. La mia regola è che, se tengo ad una cosa, o credo tu stia sbagliando, te lo dico, argomento e ti faccio capire cosa penso.

L’ultima cosa che mi caratterizza è un carattere forte, sottotraccia a volte. Sono diversamente alto, 160 cm, ed ho sempre percepito la mia inferiorità fisica. Non ne sono complessato, e non mi crea problemi, ma mi ha fatto pensare che, difendermi (principalmente con le parole e la dialettica) fosse una necessità. All’università avevo una spilla di “Cuore” che diceva: “Piccolo, ma cattivo”. Ecco, credo mi rappresenti bene, anche se non sono cattivo.

Perché tutte queste digressioni su di me? Perché questo mio essere così, ed in modo evidente, è stato quello che mi ha creato enormi problemi in quella nuova avventura.

La persona che conoscevo aveva bisogno di uno yes men, o meglio di una persona che la pensasse come lui a prescindere, che pendesse dalle sue labbra mentre diceva il verbo. Ma come posso farlo se mi si parla di dettagli? Anche banali, direi. Ed aspettarla in B, è stato un grande problema, ed un mio grande errore.

Ne ho fatti altri però. Ho pensato che l’amicizia potesse appianare le cose, e per me lo fa. Ma se la metti dopo la tua sete di potere e di denaro sicuramente no.

Mi sono ritrovato così in un ambiente duro e molto aggressivo, nei miei confronti, ed in generale. Ed ho scoperto che era la norma e che, tutti gli altri, non si stupivano più di tanto per quello che stava succedendo a me. Anzi, ci vedevano il tornaconto (comprensibilmente) di non essere, per una volta, loro il bersaglio delle incazzature.

Ho provato, a modo mio, a far andare le cose. I primi segnali erano di ottobre, ed io ho chiuso a fine gennaio. Perché prima che venisse scoperta dai più la resilienza (noi ingegneri la abbiamo sempre conosciuta) esisteva la tenacia tendente alla testardaggine di noi calabresi. Ma alla fine ho capito che non era più il caso, ed ho mollato.

Ho mollato perché non avevo più voglia di trovarmi in posti dove si calpestano le persone, dove gli insulti e l’aggressività sono di casa. Dove, in fondo, non ritrovavo i valori in cui credo, e che, dopo molti anni, avevo di nuovo deciso di mettere al centro.

Ho mollato perché con gli stronzi non ci voglio avere a che fare.

Anni fa, questo mi avrebbe letteralmente annientato. Avrei sentito il peso di un giudizio negativo su di me, insostenibile, e mi sarei depresso, mi sarei inviluppato in una spirale negativa che ho già conosciuto.

Nel 2004 l’azienda per cui lavoravo mi ha messo da parte, escluso. Ed io ho messo in discussione me, ho pensato di essere sbagliato e di non valere. Ne sono uscito migliore di prima, con la consapevolezza che una cosa del genere non sarebbe mai potuta più accadere, e così è!

Non è stato indolore, e quei mesi li ricordo molto duri. Per un periodo relativamente lungo, se ne parlavo, la notte non dormivo. Adesso è davvero passato. Mi sono risollevato, ho trovato un altro lavoro, ed ho avuto la conferma che valgo quello che mi serve, che le imprese impossibili non esistono, e che mi sono circondato negli anni di persone eccezionali che mi hanno sempre supportato, e che trovo sempre accanto a me.

Era un po’ che volevo entrare in questa storia e raccontarla, per me, per tenerla a mente, perché o vinco o imparo.

ps la pietra la terrò con me, avrà un significato diverso da oggi.

Rispondi

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: